In queste ultime settimane il Coronavirus sta togliendo il sonno a molte persone. Purtroppo quelle malate e quelle che hanno perso una persona cara sono una minoranza. Chi ha tratti orientali, sia cinese o no, sia nata in Cina o no, sta subendo un’ondata di razzismo sinofobico più che mai visibile, perchè non è di certo iniziato ora.

Mentre l’OMS lotta contro l’epidemia di disinformazione, negli ultimi giorni in Italia si sono moltiplicate le aggressioni e le discriminazioni, solo timidamente arginate dalle istituzioni e cavalcate dalla politica più razzista.

In un paese dove i movimenti no-vax hanno preso molta forza negli ultimi anni e dove la media di persone vaccinate è inferiore alla media europea, circolano bufale su scienziati pazzi alleati di grandi case farmaceutiche che diffondono il virus per arricchirsi o per realizzare una “sostituzione etnica”. Le falsità diffuse sulle reti sociali da haters hanno conseguenze pratiche nella vita quotidiana delle persone di origine cinese o di aspetto orientale che vivono in Italia. Succede che, in alcune scuole elementari, la dirigenza sia costretta a rassicurare genitori “preoccupati”. Come se avere gli occhi a mandorla o familiari in Cina significhi essere possibili trasmissori del virus. Nemmeno le persone rientrate da poco dalla Cina lo sono, perchè hanno passato controlli di salute sia alla partenza che all’arrivo, ma la psicosi è attiva.

In questo clima in cui si confondono le vittime con gli aguzzini, un gruppo di ricercatrici italiane è riuscito a isolare il virus. Considerando il sottofinanziamento cronico della ricerca e dell’istruzione in Italia, è quasi eroico. L’italià è infatti l’ultimo paese europeo per percentuale della spesa pubblica destinata a questi settori.

Questo sottofinanziamento è sicuramente tra le cause della scarsa qualità dell’informazione. Rispetto alla malatti respiratoria nCov, sono state diffuse notizie non verificate, o sono stati usati formati narrativi antiquati e “acchiappa-clic”. È la sorte toccata alle professioniste con anni di esperienza alle spalle che hanno isolato il virus, chi amate“ricercatori”, “angeli della ricerca” o anche “team rosa che culla il virus”.

Sbagliare il genere è invisibilizzare, per non parlare degli echi dell’epoca fascista, in cui gli “angeli del focolare” rappresentavano le 3 M (madri, mogli e massaie). Sembra che sorprenda ancora molti che la donna esca da questi ruoli,cosí come sembra legittimo parlare della loro vita privat a e dei sacrifici che i mariti hanno concesso loro per dedicarsi alla professione.

La lingua italiana riproduce le oppressioni presenti nella sua cultura. Speriamo che il giallo un giorno sia solo un colore e non qualcuno di cui avere paura, che si possano usare i femminili di tutte le professioni senza sentire che si sta facendo una forzatura o aprendo una possibile polemica. Oltre a sperare, è importante riflettere su quanto apprendiamo o abbiamo imparato, rivedere costantemente i nostri pregiudizi espressi sottoforma di “modi di dire”.Le parole creano realtà, e abbiamo bisogno di un presente inclusivo.